30/04/17

Recensione di La Sposa Scomparsa di Rosa Teruzzi

Trama: Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall’una all’altra. C’è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera – quarantasei anni portati magnificamente – ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po’ bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell’amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all’epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l’inchiesta. Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell’impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici – a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono – riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa, approdando a una verità tanto crudele quanto inaspettata.

Rosa Teruzzi è una scoperta per me (che non sapevo nemmeno chi fosse e doveva esserlo dopo la fatica per procurarmi il romanzo di cui spero di ottenere anche il seguito!).
Questo libro parte in sordina, quasi noioso (non che dopo diventi tutto un scene alla karate kid, eh) eppure conquista.
Protagoniste sono tre donne che più diverse tra loro non si potrebbe neanche a chiedere al padreterno di farle così: l'esuberante nonna Iole che è presissima dalla sua vita libera e libertina a settant'anni suonati, la pudica e quasi bigotta figlia Libera che dalla morte del marito Saverio vent'anni prima si è preclusa una vita e la nipote Vittoria, giovane, agguerrita e brusca poliziotta i cui affari privati sono chiusi a tutti. Le loro vite convergeranno perchè una donna cercherà l'aiuto di Libera e Iole la costringerà a darlo. La signora altri non è che Rosalia, la madre di Carmen Minardi, giovane scomparsa ventisei anni prima senza essere ritrovata, e vuole che Libera faccia riaprire il caso a Vittoria, ma è un caso ormai sepolto e dimenticato. Iole però saprà toccare le corde e le persone giuste ed a coinvolgere Libera a mettere le mani in pasta e scoprire la verità.

Recensione Il giudice delle donne di Lodovico Mortara

Trama: Teresa non è una bambina come le altre: nasconde un segreto e per questo ha scelto di chiudersi in un mutismo che la isola e, al tempo stesso, la protegge. Alessandra, al contrario, è una giovane maestra esuberante. Fa parte di quella folta schiera di donne che, all'inizio del Novecento, si spinse nei paesini più sperduti a insegnare l'alfabeto. Un lavoro da pioniere. Difficile, faticoso, solitario. Anche Alessandra è sola, per la prima volta nella sua vita. Ma le piace insegnare e sfida con coraggio i pregiudizi e le contraddizioni di una società divisa tra idee antiche e prospettive nuove. Nuovo è pure il mestiere di Adelmo, che cerca di farsi strada nel mondo appena nato del giornalismo moderno. Una sfida esaltante per un giovanotto ambizioso e di talento. E le occasioni non mancano in questa Italia ancora giovane, una nazione tutta da inventare. È il 1906, siamo nelle Marche, all'epoca una delle zone più povere della penisola. La maestra e la bambina sono nate qui. Una ad Ancona, l'altra a Montemarciano. Un piccolo paese sconosciuto, che di lì a poco conquisterà, insieme alla vicina Senigallia, le prime pagine dei quotidiani nazionali. Il nuovo secolo infatti porta sogni strani. Come il suffragio universale. Esteso alle donne, addirittura. Ed è per inseguire questo sogno che dieci maestre decidono di chiedere l'iscrizione alle liste elettorali. Sarà un giudice di Ancona, il presidente della Corte di Appello, a dover prendere la decisione. Lodovico Mortara, il giudice delle donne. Maria Rosa Cutrufelli ha recuperato questo episodio storico ingiustamente dimenticato e – attraverso un romanzo avvincente e delicato, commovente e appassionante – lo ha reso vivo e attuale. Perché la battaglia iniziata dalle dieci maestre e da Lodovico Mortara segna l'avvio della nostra (ancora oggi difficile) modernità.

Ho iniziato questo romanzo trascinata da un articoletto sul voto alle donne e sul giudice Lodovico Mortara nel 1906.
Quasi non mi sono accorta di aver iniziato la lettura che ha un principio violento, quando una bambina scopre il cadavere di sua madre che non trova nel loro letto e torna a dormire sconvolta da quel che ha visto, evento che le toglierà la parola e la farà ritirare da scuola. Questa bambina è Teresa, vive a Marciano presso il nonno stagnaro, il quale affitta l'unica camera libera alla maestra Alessandra, in arrivo da Ancona, per fare da supplente presso la locale scuola.

23/04/17

Recensione Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali di Ransom Riggs

Trama: Quali mostri popolano gli incubi del nonno di Jacob, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi? Sono la trasfigurazione della ferocia nazista o qualcos’altro, qualcosa di vivo e ancora pericoloso? Jacob decide di attraversare l’oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri orfani scampati all’orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e reperti di vite lontane, il ragazzo potrà stabilire se i racconti del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, siano stati solo invenzioni, buone a turbare i suoi sogni notturni. O se, invece, in quelle parole ci sia almeno un granello di verità, come suggerisce la strana collezione di fotografie d’epoca che Abraham custodiva gelosamente. Possibile che i bambini e i ragazzi ritratti in quelle immagini ingiallite, bizzarre e inquietanti, fossero davvero speciali, dotati di poteri straordinari, forse addirittura pericolosi? Possibile che quei bambini siano ancora vivi, e che si preparino a fronteggiare una minaccia oscura e molto più grande di loro? 

Ho iniziato "La casa dei ragazzi speciali"con titubanza e dubbio. Mi ispirava poca fiducia e lo credevo campato in aria, strano, per i miei gusti.
Invece il libro è un capolavoro in sè solo a livello oggettivo. Ben curato, pieno di foto, con una carta dall'ottima grana.. E' un piacere solo guardarlo!
Ma partiamo dalla storia... Jacob ha un gran rapporto col nonno Abe, americano di origini polacche che ha combattuto il secondo conflitto mondiale. Però il nonno inizia ad avere problemi mentali dovuti all'età fino a che durante una serata delle sue crisi in cui è solo viene ucciso. Jacob vede che sono stati dei mostri, cosa che dimostra che le storie che raccontava il nonno,  e che lo avevano bollato come pazzo (una guerra mondiale non è un toccasana per la salute), sono vere. Ma viene convinto presto che la sua era una reazione da stress post traumatico e mandato in analisi.

Recensione di Magari domani resto di Lorenzo Marone

Trama: Chiamarsi Luce non è affatto semplice, specie se di carattere non sei sempre solare.

Peggio ancora se di cognome fai Di Notte, uno dei tanti scherzi di quello scombinato di tuo padre, scappato di casa senza un perché.
Se poi abiti a Napoli nei Quartieri Spagnoli e ogni giorno andare al lavoro in Vespa è un terno al lotto, se sei un avvocato con laurea a pieni voti ma in ufficio ti affidano solo scartoffie e se hai un rottame di famiglia, ci sta che ogni tanto ti arraggi un po’.
Capelli corti alla maschiaccio, jeans e anfibi, Luce è una giovane onesta e combattiva, rimasta bloccata in una realtà composta da una madre bigotta e infelice, da un fratello fuggito al Nord, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un lavoro insoddisfacente.
Come conforto, solo le passeggiate con Alleria, il suo Cane Superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con l’anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle.
Finché, un giorno, a Luce viene assegnata una causa per l’affidamento di un minore. All’improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare.
La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma è forse l’occasione per sciogliere nodi del passato e mettere ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito l’impulso di prendere il volo, o magari restare, trovando la felicità nel suo piccolo pezzettino di mondo?
Dopo l’esordio folgorante con La tentazione di essere felici e La tristezza ha il sonno leggero, la nuova, straordinaria prova narrativa di Lorenzo Marone.Con una piccola, grande femmena del Sud che proprio non ci sta a farsi mettere i piedi in testa.

Questo è il primo libro di Lorenzo Marone che leggo e so che gode dal pubblico di una grande stima che posso confermare, a mio dire, meritata.
La storia ci parla di Luce e del suo piccolo mondo ai Quartieri Spagnoli a Napoli. E' un soggetto, ragazzi.... Sarà piena di dubbi e vive alla giornata, ma che carattere!!! Una bomba: non si fa mettere i piedi in testa, quando le deve cantare diventa un "bassotto incazzato" come dice lei, onesta, coscienziosa e moralista non nel senso ipocrita ma veritiero del termine. Ed essere così a Napoli non è facile, non nelle sue zone dove la Camorra esiste ma non si nomina.

Recensione L'arte di amare di Publio Ovidio Nasone

Trama: Due libri di consigli erotici rivolti agli uomini, e uno rivolto alle donne: un vero e proprio manuale amoroso, dettagliato e sistematico che non appartiene alla tradizione greco-latina e, nella sostanza, ha nell'Ars amatoria un esempio unico. Le "fonti" di Ovidio non sono tratte, come di consueto nello scrivere d'amore, dalla mitologia. L'ispirazione nasce dall'esperienza diretta del poeta, che si definisce un "esperto" della materia, e dal suo acuto spirito di osservazione sui comportamenti, le abitudini, i vizi e i vezzi degli "amanti" in mezzo ai quali vive. L'orizzonte è quello dell'elite romana spensierata, esibizionista, oziosa ed edonista degli inizi della nostra era. In questo mondo dorato l'amore è un piacere irrinunciabile, forse per la vaga consapevolezza che "Né viole né giacinti sono sempre in fiore e, una volta caduta la rosa, resta nella sua rigidità la spina.

Ecco, viene da dire "mi***a , che maschilismo!". Per fortuna ci si ricorda che l'opera è stata nel 2/1 AC!
Però all'inizio già leggere l'opera di uno che si definisce un esperto mi irrita, già mi darebbe fastidio lo facesse qualche specialista di oggi. Devo dire che apprezzo la modestia. Ma poi si passa alla lettura vera e propria ed è uno spettacolo...

16/04/17

Recensione La prima verità di Simona Vinci

Trama: Nel 1992 Angela, giovane ricercatrice italiana, sbarca sull'isola di Leros. È pronta a prendersi cura, come i suoi colleghi di ogni parte d'Europa, e come i medici e gli infermieri dell'isola, del perdurante orrore, da pochi anni rivelato al mondo dalla stampa britannica, del «colpevole segreto d'Europa»: un'isolamanicomio dove a suo tempo un regime dittatoriale aveva deportato gli oppositori politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Quelli di loro che non sono nel frattempo morti sono ancora tutti lì, trasformati in relitti umani. Inquietanti, incomprensibili sono i segni che accolgono la ragazza. Chi è Basil, il Monaco, e perché è convinto di avere sepolto molto in alto «ciò che rimane di dio?» E tra i compagni di lavoro, chi è davvero la misteriosa, tenace Lina, che sembra avere un rapporto innato con l'isola?


Ogni mistero avrà risposta nel tesoro delle storie dei dimenticati e degli sconfitti, degli esclusi dalla Storia, nell'«archivio delle anime» che il libro farà rivivere per il lettore: storie di tragica spietata bellezza, come quella del poeta Stefanos, della ragazza Teresa e del bambino con il sasso in bocca.

La prima verità è uno di quei libri che tutti dovrebbero leggere. L'autrice ci mette a parte di un caso scandalo del 1992. Sull'isola di Leros nel manicomio i matti vengono trattati peggio di animali, pesantemente abbandonati a se stessi, maltrattati addirittura.

Recensione di Paper Magician di Charlie N. Holmberg

Trama: Ceony Twill, giovane e talentuosa allieva dell’accademia di magia Tagis Praff, sta finalmente per cominciare l’apprendistato che la legherà per tutta la vita all’elemento magico che ha sempre desiderato. Eppure, contrariamente a quanto sognava, il suo destino non sarà scritto nel metallo ma sulla carta. Tra fogli che si animano dando vita a personaggi incredibili e storie fantastiche che la lasceranno a bocca aperta, toccherà allo stravagante mago Emery Thane convincerla delle qualità straordinarie di un elemento così delicato e allo stesso tempo prodigioso. Così, quando Lira, malvagia praticante di arti magiche proibite, priverà il maestro del suo cuore, Ceony per tenerlo in vita gliene confezionerà uno di carta, per poi volare sulle ali di un enorme aeroplanino all’inseguimento della perfida maga, verso un’avventura che porterà alla luce i ricordi più lontani e i segreti più taciuti, nascosti nell’angolo più remoto dell’anima

Devo dire che è stato amore a prima vista!
Il titolo e forse la trama potevano lasciarmi in dubbio. Non erano granchè attraenti anche se qualcosa che mi chiamava c'era. Ma poi l'ho iniziato...

Recensione di Tutti indietro di Laura Boldrini

Trama: Sayed ha vent'anni. A undici è dovuto scappare dall'Afghanistan, lasciando la madre e la propria casa, per fuggire a chi lo voleva costringere a combattere con i talebani. È arrivato in Italia dopo nove anni di viaggio, tra stenti e periodi di prigionia, trattato in modo disumano. Quella di Sayed è solo una delle tante storie raccolte da Laura Boldrini nella sua lunga esperienza in prima linea. Cosa spinge migliaia di persone a cercare di raggiungere le coste italiane sfidando ogni pericolo? È giusto respingerli, come il governo italiano ha deciso di fare dal maggio 2009? Oggi nel dibattito pubblico si tende a considerare tutti i migranti allo stesso modo, mettendoli indistintamente in un unico grande calderone e presentandoli come minaccia alla sicurezza. Anche i rifugiati, da vittime di regimi e conflitti, finiscono per rappresentare un pericolo. Dalle parole di Laura Boldrini emerge una realtà invisibile all'opinione pubblica. L'autrice, che negli anni ha affrontato con passione e coraggio alcune tra le principali crisi umanitarie racconta la propria esperienza, maturata nell'incontro costante con il dolore di chi è costretto a scappare. Ma descrive anche l'Italia della solidarietà, spesso oscurata dai mezzi d'informazione: dagli uomini che mettono a rischio la propria vita per salvare in mare i naufraghi partiti dalle coste africane, alle tante persone che nel rapporto quotidiano con immigrati e rifugiati realizzano un'integrazione vera e spontanea.

Questo è un libro datato eppure, leggendolo, del 2010, non mi sembra cambiato molto, nel senso che i problemi sono gli stessi nel bene e nel male.
La Boldrini inizia il libro spiegandoci perchè ha iniziato a scriverlo e cos'è l'Unhcr, ovvero l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (vi è anche un appendice che approfondisce il discorso), chi sono i rifugiati.

02/04/17

Recensione di Lasciarsi andare di Alice Munro

Trama: Lasciarsi andare raccoglie diciassette racconti, scelti da Alice Munro tra i suoi preferiti. Diciassette pietre miliari che scandiscono un percorso affascinante lungo la sua carriera, le sue opere, i suoi temi. E che ci permettono di osservare, con un unico colpo d'occhio, l'evoluzione di un talento senza pari. Di un'autrice che, attraverso le sue storie, ci legge nel pensiero.

Alice Munro è un'autrice molto particolare nata lo scorso secolo nel 1931 in Ontario, in Canada, in una luogo così particolare da avere il nome di Sowesto, una zona nella zona.
Lì  essere artisti, specialmente scrittori è una rarità, un'esoticità. Meglio tollerati pittori e musicisti perchè almeno fanno qualcosa di tangibile anche se eccentrico, gli scrittori sono il non plus ultrà del nullafacente. Se poi chi scrive è anche donna è la fine (in uno dei suoi racconti, Meneseteung, c'è un pò di ironia attorno all'unica poetessa nubile e che vive da sola del paese). La stessa Alice pubblicherà ben molto tempo dopo quando aveva iniziato perchè appunto la scrittura non paga ed è vista stranamente.