27/05/17

Recensione di La ragazza del treno di Paula Hawkins

Trama: La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua.
Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos’ha visto davvero Rachel?
Nelle mani sapienti di Paula Hawkins, il lettore viene travolto da una serie di bugie, verità, colpi di scena e ribaltamenti della trama che rendono questo romanzo un thriller da leggere compulsivamente, con un finale ineguagliabile. Decisamente il debutto dell’anno, ai vertici di tutte le classifiche.

La ragazza del treno, non si può negare, è un fenomeno editoriale, tanto che ne è stato perfino tratto un film che spero di vedere presto.
Non sapevo cosa aspettarmi, ma mi ha sorprendentemente colpita.
La storia è narrata da tre voci narranti femminili: Rachel, Megan, Anna. Non capiremo poi molto del perchè loro tre e non solo una o due voci narranti se non alla fine .
Tutto inizia dai viaggi in treno di Rachel dalla periferia di Londra verso la city. Lei ama i treni ed è solita immaginare le vite degli altri, in particolare di una giovane coppia che abita vicino alla sua vecchia casa, quella dove abitava con l'ex marito Tom, che ama ancora follemente e ciò le causa molte grane con l'attuale moglie poichè ha comportamenti molesti dovuti all'alcolismo in cui è caduta da alcuni anni.
Ma ai vicini dell'ex marito è istintivamente affezionata. Le sembrano una coppia perfetta, dolce, in armonia. Ha inventato nomi, professioni, delineato i caratteri. Finchè non vede qualcosa che non deve e poi il giorno dopo la sua "Jess" scompare. Scoprirà allora che si chiama Megan e la Hawkins ci farà vedere chi è   realmente.
Rachel non potrà stare con le mani in mano, vuole sapere cosa le è successo, inizia perfino ad essere sobria a volte (ed a commettere azioni folli, perfino da sobria). Ed è qui che si inseriscono le scene narrate da Anna.
Il romanzo così intreccia complessamente i fatti tramite questi tre punti di vista, di cui gli unici complessi sono quelli di Megan e Rachel. Le due sono odiose, ma Anna è proprio oca, le affermazioni che fa rasentano il ridicolo!
Ad un certo punto iniziavo anche io a fare delle congetture sul caso della scomparsa di Megan, ma fino alla fine non sono riuscita a spiegarmele, non trovavo il filo conduttore e la scrittrice mi depistava sempre, non dandomi modo di afferrare la sensazione.
Il finale mi è piaciuto molto. Non dà un senso di completezza, che fa dire "Ah, ok è finita bene/male". Per finire, finisce, ma in toni grigi. Forse è qui la sua bellezza.
Anche se Rachel è un filino egocentrica, mi spiace che il suo stato di alcolista la faccia declassare e che lei stessa si tratti come un rifiuto. L'idea di seguire il caso Megan è la peggiore della sua vita, ma almeno ci ha regalato un'ottima lettura tramite le abilità di Paula Hawkins. 
Non posso che promuovere il romanzo!

 

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