30/01/18

Recensione di La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier

Trama: Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città… Griet, la giovane figlia di uno dei decoratori di piastrelle più rinomati di Delft - privato, per un incidente, "degli occhi e del lavoro" - è in cucina, intenta a sistemare, com'è solita fare, le verdure tritate (cavolo rosso, cipolle, carote, rape e porri ordinati splendidamente a cerchio e, in mezzo, una rondella di carota), quando ode voci decisamente insolite nella casa di un modesto decoratore… voci che suggeriscono "immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce". Sull'uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e un'espressione ferma sul volto lungo e spigoloso, e una donna - piccoli ricci biondi, sguardo che guizza qua e là nervosamente - che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Katharina, gente ricca e influente, proveniente da vicino, dal Quartiere dei Papisti, eppure lontanissima da Griet e dal suo mondo. Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla. Romanzo che ci conduce con straordinaria precisione là dove l'arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile - tra Vermeer e Griet, l'artista e la serva, l'amato e l'amante, l'uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, si stabilisce un'intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette -, La ragazza con l'orecchino di perla ci offre anche alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea, sulla dedizione e sul coraggio femminile. Griet è invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione col marito, è costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, a sfidare tutte le convenzioni dell'epoca, e tuttavia non cessa per un solo istante di ubbidire all'amore per l'arte e alla passione che la muove. Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer ("La ragazza col turbante") che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l'enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.

Conosco da anni questo libro, ma mai ho avuto occasione di iniziarlo. Finalmente posso dire di aver colmato questa lacuna!

Protagonista indiscussa è Griet, giovane olandese di Delft, che scopre di dover andare a servizio presso la famiglia Vermeer poichè la sua famiglia ormai è prossima all'indigenza.

Quel che viene reso piuttosto chiaro è che ieri, peggio di oggi, se il lavoratore principale della famiglia subisce un incidente piuttosto grave ed inguaribile, sono guai per tutti. Infatti il padre di Griet è divenuto cieco per un incidete col forno in cui cuoceva le mattonelle da decorare.

L'esperienza sarà dura per la ragazza. Prima le difficoltà nel lasciare la famiglia, da cui sperava di separarsi il più tardi possibile. Poi l'impatto con le dure donne di casa Vermeer: Tanneke, sua collega con esperienza, Catharina, la moglie del pittore, e Maria Thins, la suocera dell'artista, ma anche l'unica da rispettare veramente. Ha suscitato perfino in me un gran senso di riverenza! Inoltre i duri lavori di casa che la prostrano sin dalla prima settimana, la nuova routine, la nuova casa,l'ansia di vivere in casa di cattolici per una protestante che teme di venire influenzata, il difficile rapporto con la crudele Caterina, una delle figlie del padrone che a sette anni è più falsa di una banconota da 3 euro. A quella ragazzina servirebbe una settimana sulla striscia di Gaza per imparare l'umiltà.
Il pittore si è fatto vedere solo al momento, di fatto, dell'assunzione. Ma ovviamente la sua presenza sarà fondamentale. Direi che possiamo fare due più due e capire cosa succederà: c'è un pittore, una ragazza in copertina nel libro, la nuova domestica. Niente sarà sensazionalistico, ma i collegamenti sono inevitabili. E' un uomo schivo, riservato, riflessivo. Vive per l'arte e ne segue i ritmi fino a raggiungere la perfezione nelle sue opere.

E' un romanzo riflessivo, forse troppo. Non dico che non mi sia piaciuto, alla fine è molto intenso.
Però ecco è statico, si rimane nella casa, si va al mercato, si seguono i ragionamenti di Griet che, un pò, mi sta antipatica.
Insomma, sa tutto. Come ci si tiene puliti (critiche nella gestione di casa Vermeer e dei macellai presso cui si riforniscono), capisce al volo dinamiche e persone, agisce sempre nel miglior modo possibile. Oh, sarà pure tutto svolto nella seconda metà del 1600, saranno stati tutti più svegli di oggi perchè la vita era molto più crudele, ma possibile che fosse l'unica a capire tutto e saper fare molto? Ad eccezione di Maria Thins, che fa parte della categoria delle volpi, quelle vere. Un pò mi ha disturbato avere solo la visione di Griet, per quanto sia tosta e sappia il fatto suo.
Però il romanzo offre vari spunti di riflessione.
La religione innanzitutto. Ad esempio cattolici e protestanti sono divisi, non sanno nulla gli uni degli altri, son diffidenti. Ragazzi, presente che onorate lo stesso Dio, sì?
Poi la realtà. Se ci sono problemi in casa occorre rimboccarsi le maniche ed ingoiare bocconi piuttosto amari. Cosa che oggi non si sa fare, se non raramente.
La divisione tra classi sociali e la voglia di non essere in basso, pur sapendo che le cose non cambieranno. Direi che ancora oggi un pò è così, forse peggio perchè tanti si credono chissà chi e fanno di tutto per mostrarlo. Griet ammira lo stile di vita delle signore, un poco se ne strugge, benchè sappia che non è roba per lei.
La concezione di arte. La passione di un artista, la voglia di collezionismo dei ricchi che collezionano perchè possono, la passione innata delle persone comuni come Griet, l'ignoranza di altri che fanno di tutti gli artisti la stessa specie, come se fatto un pittore sia la stessa cosa l'opera di uno o l'altro.
Il romanzo è molto dettagliato e, mi sembra, anche molto pertinente a livello storico e di interazioni tra persone. 
Peccato che mi sia sembrato spesso un elenco di azioni e consequenzialità, ma d'altronde è un tipo di romanzo che parla di persone e rapporti tra di loro, di arte, non è certo un thriller.
La scrittura comunque è godibilissima, permettendo una lettura veloce ed agevole.
Per chi ama le narrazioni placide, ma con sentimenti che comunque si agitano, è perfetto.

3 commenti:

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  2. Ciao cara! Sono Helena del gruppo di lettura dedicato a Shatter me ;) sono passata dal tuo angolo letterario e ho deciso di aggiungermi ai tuoi lettori fissi! Se ti va, ricambia, puoi trovarmi qui: www.helenarrazioni.blogspot.it
    Ti aspetto ♡

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