07/01/17

Recensione di Lacrime di sale di Pietro Bartolo

Trama: Queste pagine raccontano la sua storia: la storia di un ragazzo mingherlino e timido, cresciuto in una famiglia di pescatori, che si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola. E che, non dimenticando le difficoltà passate, ha deciso di vivere in prima persona quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo.

Ho preso la trama di Goodreads, ma ho deliberatamente deciso di tenere questo trafiletto perchè altrimenti non avrebbe senso scrivere la recensione.

Bartolo è un lampendusano, nato in una famiglia di sette figli. A tredici anni, unico figlio maschio abile (l'altro è il fratello Mimmo, infermo) viene mandato a studiare nella vicina Sicilia. La famiglia era povera, lui un bravo studente e dunque l'unico cui il padre potesse applicare i suoi guadagni, comunque esigui.
Pochi anni dopo cade in mare, per fortuna lo salvano in tempo e fatalità sarà in parte anche questo episodio a collegarlo poi al suo ruolo attivo nella nota e triste vicenda dei migranti che approdano nella bellissima isola.
Bartolo è un medico, specializzato in ostetricia e ginecologia, che da tempo si dedica per migliorare la vita ai lampedusani. Prima grazie ad un servizio di elisoccorso (anni fa una semplice complicanza influenzale voleva dire la vita ora che i soccorsi arrivavano) che gli è costato anni di richieste ed ora attraverso l'aiuto ai migranti.
Pietro ci racconta storie agghiaccianti.
Persone che vendono gli organi per raggiungere il nostro paese e pagarsi la traversata, andando ad alimentare il ricchissimo e costosissimo mercato di organi, organizzato da medici perchè non basta trovare la vittima, ma anche conservare l'organo e servono esperti.
Una traversata che, anche non vendendo i propri organi, significa un lungo viaggio nel deserto, torture, sevizie, perfino prigionia, poi una traversata in condizioni disumane.
Mi fanno ampiamente incazzare i miei connazionali benpensanti. Chissà se loro sarebbero in grado di sopportare questa epopea, di venire bagnati dalla benzina e resistere al dolore che benzina ed acqua di mare causano al corpo corrodendolo, alla scabbia che spesso si contrae viaggiando a lungo ammassati in condizioni pietose. Di farsi picchiare. Di viaggiare coi morti attaccati. 
Di rischiare di morire e lasciare solo il proprio figlio che verrà sballotato ovunque da solo.
Chi spiegherà a Mustafà che fine ha fatto sua madre? E' partito con lei, l'ha vista morire. A 5 anni capiscono. Bartolo non sa che fine ha fatto. E' andata meglio alla bimba di 9 mesi, Favour, la cui mamma è morta incinta durante il viaggio e per cui si sono subito attivati canali di adozione. Troppo piccola per capire razionalmente e già pronta per essere salvata almeno lei.
Ci sono ragazzine che vengono sterilizzate temporaneamente perchè si presume che faranno parte del circolo di prostituzione o semplicemente per poterne abusare. Gente che ha patito la fame peggiore.
E poi un sacco di morti. Fatidica la data del 03/10/13:368 morti su un carico di oltre 500 persone.
E' passato troppo tempo dalla seconda guerra mondiale coi campi di concentramento. Ovvio, non tutti i migranti subiscono lo stesso trattamento ha le stesse storie, ma come si può sopportare di vedere la gente soffrire così?
Troppo facile attaccare gli stranieri, dire che hanno troppo, che viene loro dato tutto e se viene loro dato menomale. Dopo quello che hanno patito molti di loro è il minimo! E che gli italiani si lamentino col governo, ma che lascino stare gli stranieri. Non sono tutti santi, come noi del resto. Ma chi è che è al comando? Il governo che come sappiamo gode di troppi privilegi che, riducendoli, si tradurrebbero in più servizi e soldi per tutti.
Ancora peggio dire "aiutiamoli a casa loro". Allora rompi le scatole a casa tua e lascia stare il mondo!
Facciamo schifo. Bisognerebbe fare di più e collaborare. Pensare davvero al prossimo.
Queste persone non hanno visto i migranti all'arrivo, i morti sulle spiagge e gommoni. Nemmeno io, ma questi italiani (molti di loro cristiani, notiamo bene.. carità, misericordia, aiutare il prossimo, bla bla bla, bravissimi, un applauso!) sono privi di umanità e sensibilità. 
MI sono incazzata a morte anche io quando Bartolo racconta ad esempio, la storia di due militari, nuovi, che hanno preso due ragazzi  per portarli lontano e picchiarli per divertimento. L'aspetto meno in rilievo è che questi idioti rovinano il lavoro dei colleghi che fanno il bene. Ma comunque tu non tratti così un altro essere umano. Bartolo se li mangia vivi e li fa scacciare dal loro comandante in capo.
Mai la violenza dovrebbe essere giustificata. Ci sono situazioni che lo fanno pensare, ma bisognerebbe cercare altre vie.
Certo, l'Italia non è la terra della bella vita, non ci sono risorse per tutti. Anche se poi non tutti gli italiani sono poveri (anzi quanti che piangono il morto e poi...) e non tutti i migranti pensano a stare in Italia.
Non siamo solo noi chiusi, anche gli altri paesi. Perchè gli stranieri non tutti vogliono stare qui ma andare magari dai parenti in nord europa. E ecco che tra burocrazia italiana e veti sono bloccati da noi.
Il mondo è uno e dovremmo aiutarci gli uni con gli altri. Non chiuderci e diventare xenofobi.
Collegato a questo libro devo vedere e consiglio Fuocoammare di Gianfranco Rosi, girato sull'isola ed è un storia vera, una ripresa e non una ricostruzione.

Chiudo con queste due citazioni che secondo me sono molto indicative:

"E chi oggi vuole erigere muri e respingere i profughi non si comporta tanto diversamente da quei collaboratori di Hitler che la filosofa Hannah Harendt definì - uomini banali - .Chi lascia morire in mare migliaia di bambini o consente che vivano in condizioni disumane nei campi profughi di confine non esprime meno crudeltà di loro".

"Nessuna attenzione nemmeno alle parole di papa Francesco pronunciate a Lesbo: -La più grande tragedia umanitaria dopo la Seconda Guerra Mondiale-".

"-Dottore, lo sa quanti bambini e ragazzi soli arrivano in Italia? Settemila. Partiti senza familiari dalla loro terra, o che li hanno visti morire tutti in mare.-
Settemila bambini  e bambine soli, che hanno perso nella traversata ogni punto di riferimento della loro giovanissima vita.
A questo dobbiamo dare una risposta."

Mi sono molto dilungata, ma è un tema che sento molto.


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